Non è stato facile, ma la sfida era entusiasmante: dare un’anima ad una struttura che rischiava
di rimanere una cattedrale nel deserto.
I centri polivalenti, frutto di una corretta e apprezzabile programmazione
provinciale degli anni 70, rischiavano
di non decollare, appunto perché ai progetti bisognava dare anche e soprattutto un’anima.
Il campanilismo dei comuni, la titubanza delle famiglie a scegliere una nuova
struttura a fronte di quelle ormai collaudate come Brescia e Cremona, le difficoltà
organizzative, la burocrazia sempre troppo presente nella nostra società, sono
stati gli avversari da vincere. Ci siamo riusciti, con l’impegno di tanti, e con
l’impareggiabile dedizione di alcuni. Abbiamo messo l’anima, l’entusiasmo
ed il cuore: questo è il messaggio che mi sento di lasciare oggi dopo 30 anni alle
nuove generazioni, e sono sempre più convinto che senza questi ingredienti non
potremo vincere le tremende sfide attuali.
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